Rimedio alla solitudine

Anche nella civiltà occidentale contemporanea, l’unione col gruppo è la maniera più frequente per superare l’isolamento. È un’unione in cui l’individuo si annulla in una vasta comunità, e il suo scopo è quello di far parte del gregge. Se io sono uguale agli altri, sia nelle idee che nei costumi, non posso avere la sensazione di essere diverso. Sono salvo: salvo dal terrore della solitudine. La maggior parte della gente non si rende nemmeno conto del proprio bisogno di conformismo. Vive nell’illusione di seguire le proprie idee ed inclinazioni, di essere individualista, di aver raggiunto da sé le proprie convinzioni; e si dà il fatto che le sue idee siano le stesse della maggioranza. L’unione ottenuta mediante il conformismo, non è intensa né profonda; è superficiale e, poiché è il risultato della routine, è insufficiente a placare l’ansia della solitudine. I casi di alcoolismo, di tossicomania, di manie sessuali e di suicidio, sono sintomi del fallimento di tale unione. Un terzo modo per raggiungere l’unione è l’attività creativa, sia quella dell’artista che dell’artigiano. In ogni attività creativa, colui che crea si fonde con la propria materia, che rappresenta il mondo che lo circonda. Sia che il contadino coltivi il grano o il pittore dipinga un quadro, in ogni tipo di lavoro creativo, l’artefice e il suo oggetto diventano un’unica cosa: l’uomo si unisce col mondo nel processo di creazione. Questo, tuttavia, vale solo per il lavoro produttivo, per il lavoro nel quale io progetto, produco, vedo il risultato della mia fatica. Ma nel moderno processo di lavoro, al dipendente, anello di una catena senza fine, poco è lasciato di quel genere di lavoro che crea l’unione tra lui e il mondo. Il lavoratore diventa un’appendice della macchina o dell’organizzazione burocratica. Ha cessato di essere “lui”, e di conseguenza non può verificarsi nessuna unione se non quella del conformismo. Erich Fromm L'arte di amare.